Boccanegra (famiglia)

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Boccanegra
Decussato d'argento e di rosso; al capo d'argento alla croce di rosso.
Stato Stato di Savona

Repubblica di Genova
Regno di Castiglia

Titoli
Data di fondazioneXIII secolo
Rami cadetti
Il capitano del popolo Guglielmo Boccanegra al Palazzo di San Giorgio

I Boccanegra furono una delle più celebri famiglie nobili della Repubblica di Genova fin dal medioevo. Si distinsero fin dal XIII secolo alla guida della fazione ghibellina e dei popolares nel governo della Superba, e subito dopo nelle grandi campagne navali genovesi all'estero, essendo nobilitati dai sovrani di Castiglia e dal senato genovese. Donarono alcuni dei più importanti capi dello stato genovese come Guglielmo Boccanegra, primo capitano del popolo nel XIII secolo, e Simone Boccanegra, primo doge della Repubblica nel XIV secolo, insieme ai celebri ammiragli di Castiglia Egidio e Ambrogio Boccanegra, ed altri. Furono ascritti agli alberghi dei Franchi e dei Grilli.

Considerazioni

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Quanto all'origine della famiglia Boccanegra, essa è stata ritenuta da diversi autori proveniente dal Bisagno[1] o da Vernazza[2], anche se queste affermazioni risultano oggi poco credibili e più probabilmente parte dei tentativi di diversi autori per inserirla tra l'antica nobiltà viscontile genovese[3]. Così come le modestissime origini attribuite da altri autori, molto diffuse nelle leggende popolari, risultano anch'esse improbabili, sebbene le prime tracce della famiglia indicano un chiaro inserimento nella fazione dei "popolares"[4], cioè dei cittadini non nobili come si definivano all'epoca ("nobiles dicerentur qui jus habebant in castris")[5].

Prime notizie

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Nonostante le indicazioni più antiche dell'attività navale di tale famiglia in Liguria (secondo Ganduccio dal 1190)[1], le prime tracce sicure risalgono ai primi anni del XIII secolo nel comune di Asti, dove nel 1215 appare un "Rufinus Buccanigra", giudice di Oberto Boccafolle di Pavia, all'epoca podestà di Asti (dopo anche di Genova).[6] Nel 1216 lo stesso Rufino appare a Savona, nominato come "iudex de Papiam" (giudice di Pavia), in diversi atti relativi alla vendita del castello di Stella da parte del marchese Delfino del Bosco al comune savonese,[7] e anche in un accordo tra i nolesi e i savonesi per l'acquisto di una nave.[8][9] È ancora a Savona, nel 1213 e nel 1214 appare per la prima volta Guglielmo Boccanegra insieme ai suoi figli ("Willelmus Buccanigra et heredes"), coinvolto in diversi affari tra i nobili e più potenti "cives" savonesi.[10] Le indicazioni diminuiscono nei decenni successivi, probabilmente a causa della sanguinosa guerra tra i guelfi e ghibellini che ebbe come centro la Riviera di Ponente.

Consoli di Genova

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Incisione e riferimento a "Marinus Bucanig(r)o" in un lapidario del cortile del Palazzo Ducale a Genova (c.1298).
Lato medievale e barocco del Palazzo di San Giorgio (s. XIII-XVIII)
Il Palazzo del Podestà Genovese[11] e la Torre di Galata (s. XIV) a Istanbul
Monumento funerario (parzialmente recuperato) del doge Simone Boccanegra (Museo di Sant'Agostino a Genova) c. 1363

Come già dimostrato da Roberto Sabatino Lopez, nel 1235 e 1248 Rinaldo e Marino Boccanegra (fratelli di Guglielmo)[12], erano consoli del Comune di Genova[4], quindi già inserite tra la ristretta oligarchia consolare[5] nonostante la sua continua identificazione nella fazione dei "popolares".[4] Secondo Luigi Tommaso Belgrano nelle stessi anni risulta di grande rilevanza la partecipazione nella fornitura di navi di Iacopo Boccanegra (fratello degli stessi) al re Luigi IX di Francia nel contesto dei preparativi per la settima crociata[13]. Questo stesso riferimento vene ripreso da Giovanna Petti Balbi per indicare il contesto della nomina di Guglielmo nel 1249 come console dei genovesi a Aigues-Mortes (punto d'imbarco della crociata di Luigi IX), da dove esercita l'attività di mercante e patrone d'una nave, insieme a quella di finanziario, come risulta dal prestito di 700 lire tornesi concessi nel 1253 a lo stesso sovrano.[14] In quest'anni i fratelli Boccanegra sono coinvolti nelle grandi affari mercanti, militari, finanziari e politiche tra Parigi, Genova ed Acri.[14]

Guglielmo Boccanegra, primo capitano del popolo di Genova

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Lo stesso argomento in dettaglio: Guglielmo Boccanegra.

Eletto console nel 1251, Guglielmo Boccanegra appare come principale voce al consiglio comunale del malcontento contro la gestione del podestà Filippo della Torre (poi imprigionato per malversazioni) e la fallita gestione della recessione economica nelle ultimi anni di governo guelfo (dopo un brillante ma breve successo nelle quattro anni precedenti)[4]. Insieme agli antichi conflitti tra guelfi e ghibellini nascono nuovi tra i "cives popolares" e i "cives nobiles", in particolari contro i nobili guelfi guidate dai Fieschi e i Grimaldi, rappresentati della fazione più conservatrice contraria alla inclusione dei "popolares" nel governo.[14] Seguito d'una "sommossa di piazza" secondo Petti Balbi[14], il Boccanegra vene acclamato capitano del popolo alla cattedrale di San Siro nel 1257, sostenuto dal popolo, i "popolares" e l'esiliata nobiltà savonese e ghibellina[15], con la quale aveva molti legami precedenti.[10][14]

Riforma finanziaria e costruzione del Palazzo di San Giorgio

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Il "velut tyrannus", come vene descrito nelle Annali e anche per alcuni storici risorgimentali, ordina la più grande riforma finanziaria dell'epoca, convertendo il debito pubblico in prestito consolidato redimibile a interesse fisso rivendicando, secondo le parole del suo decreto, "la costante fede degli antichi nobili che quasi mai... si rifiutarono a offrire le proprie sostanze quando le pubbliche facevano difetto".[4] Il successo economico della riforma certamente vene anticipato con l'inizio della costruzione del Palazzo di San Giorgio nel 1260, all'epoca sede del Comune.

Riconquista di Costantinopoli e Trattato di Ninfeo

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Dopo la conquista e distruzione del quartiere genovese ad Acri fatta da Venezia e Pisa nel 1258 nel contesto della Guerra di San Saba, Il Boccanegra stipula una nuova alleanza con il signore di Tiro, che ospita i mercanti genovesi e gli dona ampi privilegi. Il colpito più importante, nonostante, fu il sostegno al esiliato principe Michele VIII Paleologo, pronipote dell'imperatore Alessio III Angelos, nelle sue pretese per riconquistare l'Impero Romano d'Oriente, presso dai veneziani e convertito nell'Impero Latino grazie alle azioni degli stessi alla quarta crociata. Nel Trattato di Ninfeo stipulato nel 1261, il Paleologo dona ampi privilegi ai genovesi, tra i quali il quartiere veneziano di Pera (e anche poi l'autorizzazione di distruggere, "a suon di musica" il palazzo del podestà veneziano).[4] Nel 1261 i genovesi fano parte centrale della riconquista di Costantinopoli e la successiva restaurazione dell'Impero Romano d'Oriente, uno delle loro più prossime alleati nelle due secoli successivi.

Simone Boccanegra, primo dux di Genova

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Lo stesso argomento in dettaglio: Simone Boccanegra.

Boccanegra fu costretto a dimettersi dal suo incarico in una riunione pubblica che aveva convocato nel dicembre 1344. Giovanni Valente regnò come magistrato supremo, fino a quando Boccanegra riprese il potere nel 1356. Boccanegra fu avvelenato a morte nel 1363. Simon Boccanegra è un'opera di Giuseppe Verdi, che raffigura la sua vita.

Decussato[16] d'argento e di rosso; al capo d'argento alla croce di rosso.[17]

  1. ^ a b Ganduccio, Odoardo. "Famiglie Nobili Genovesi". Archivio Storico del Comune di Genova. Società Ligure di Storia Patria. pg. 381 (Boccanegra), su storiapatriagenova.it.
  2. ^ Michele Giuseppe Canale, Simonino Boccanegra primo doge di Genova tragedia storica, Tipografia e libreria elvetica, 1833. URL consultato il 25 aprile 2024.
  3. ^ Giovanna Petti Balbi, Simon Boccanegra e la Genova del'300, Edizioni Scientifiche Italiane, 1991, ISBN 978-88-211-8989-0. URL consultato il 25 aprile 2024.
  4. ^ a b c d e f Roberto Sabatino Lopez "BOCCANEGRA, Guglielmo" - Treccani, su Treccani. URL consultato il 25 aprile 2024.
  5. ^ a b Edoardo Grendi, Profilo storico degli alberghi genovesi, in Mélanges de l'école française de Rome, vol. 87, n. 1, 1975, pp. 241–302, DOI:10.3406/mefr.1975.2327. URL consultato il 25 aprile 2024.
  6. ^ (LA) Archivio capitolare di Asti, Le carte dello Archivio capitolare di Asti (830, 948, 1111-1237), Chiantore-Mascarelli, 1907. URL consultato il 25 aprile 2024.
  7. ^ Puncuh, Dino; Rovere, Antonella. "I Registri della Catena del Comune di Savona". Atti della Società Ligure di Storia Patria. pgs. 222-23 (PDF), su storiapatriagenova.it.
  8. ^ Atti della Società ligure di storia patria, La Società, 1997. URL consultato il 25 aprile 2024.
  9. ^ Puncuh, Dino. "All’ombra della Lanterna Cinquant’anni tra archivi e biblioteche: 1956-2006". Società Ligure di Storia Patria. 2006. (PDF), su storiapatriagenova.it.
  10. ^ a b Rovere, Antonella. "Il cartolare di ‘Uberto’ I Atti del notaio Giovanni Savona (1213-1214)". Società Ligure di Storia Patria. Genova. 2013. (PDF), su rmoa.unina.it.
  11. ^ Palazzo del Podestà Genovese, su Tumblr. URL consultato il 26 aprile 2024.
  12. ^ (EN) Belgrano, Luigi Tommaso. "Un ammiraglio di Castiglia". Archivio Storico Italiano. 1884., su HathiTrust. URL consultato il 25 aprile 2024.
  13. ^ (LA) Luigi Tommaso Belgrano, Documenti inediti riguardanti le due crociate di San Ludovico IX Re di Francia, raccolti ordinati ed illustrati da Luigi Tommaso Belgrano, Luigi Beuf, 1859. URL consultato il 25 aprile 2024.
  14. ^ a b c d e Petti Balbi, Giovanna. "I Boccanegra e la Castiglia nel trecento". Rivista Ariadna. Palma del Río. 2007. Pgs. 87-106, su drive.google.com.
  15. ^ Michele Giuseppe Canale, Storia civile commerciale e letteraria dei Genovesi dalle origine all'anno 1797, G. Grondona Q. Giuseppe, 1844. URL consultato il 25 aprile 2024.
  16. ^ Definizione antica per dire inquartato in decusse.
  17. ^ Giovan Battista di Crollalanza, Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili o notabili italiane estinte e fiorenti, vol.1, A. Forni, 1886.

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